Si
asciuga la fronte ed esce dall'area pesi per andare verso le docce.
Incontra lo sguardo sorridente di un ragazzo biondo, che sta
scendendo da un tapis roulan. Enrico fa un cenno di saluto e recupera
il suo libro dal quadro di comando.
Riccardo
non risponde al cenno, ma continua a fissarlo. Sembra che anche
Enrico si stia dirigendo verso gli spogliatoi.
«Ehi,
frocione!» urla nel corridoio che porta alle docce. Il biondo si
gira d'istinto, con aria interrogativa. «Sì, sì. Tu.» dice
Riccardo. «Aspettami, ti devo dire una cosa.»
Enrico
gli sorride, incurante dell'appellativo con cui gli si è rivolto.
«Tu sei quello che va sempre nella sala pesi, giusto?» chiede
conferma.
«Già,
sono io.» Riccardo gli si avvicina. Entrambi continuano il loro
tragitto. «Ho visto che sul tapis roulan stavi leggendo un libro.»
Gli indica il volume che ha in mano.
Enrico
solleva il libro per mostrarglielo. «Oh, sì. Niente di che, in
realtà. Mi piace leggere, tutto qui.»
«Sei
l'uomo adatto a me!» esclama Riccardo, notando l'improvviso
imbarazzo del biondo. «Mi serve un consiglio. Dopo devo andare a un
incontro di lettura e non so cosa portare.»
Il
rossore di Enrico si spegne un po'. «Se posso aiutarti.» dice.
«Cosa avevi in mente?»
I due
raggiungono l'ingresso agli spogliatoi. Riccardo si ferma tra Enrico
e la porta. «Pensavo una cosa sulla famiglia ideale, hai presente?»
risponde. «Quella composta da una madre, un padre e un figlio?»
Diventa malizioso. «Conosci qualche autore che ha scritto
sull'argomento?»
Il
viso di Enrico muta. Per un attimo, Riccardo riesce a vederci
l'indignazione. «Be', sì.» risponde, tornando sorridente. «Mi
viene in mente qualche pagina di uno o due romanzi. Ma non sono molto
d'accordo.» Con un cenno indica la porta degli spogliatoi. «Credo
di averli in borsa, sull'e-reader. Entriamo, così ti do i titoli.»
dice, intento a entrare.
Riccardo
gli fa aprire la porta di poco. Mostra poi a Enrico una fronte
aggrottata, denti stretti e occhi fulminanti. «Non credo proprio.»
dice infine, arrestando con una mano l'apertura della porta.
Enrico
sembra sorpreso. La sua mano è ancora sulla maniglia. «Cosa?»
Riccardo
sbatte la porta, chiudendola con un forte boato. «Hai sentito
benissimo. Tu qui dentro non entri, checca!»
La
mano di Enrico scivola via dalla maniglia. Sembra che gli faccia
male. «Ma pensavo...»
«Nessun
frocio può vedere il mio strumento di perforazione.» Spinge Enrico,
che batte la schiena contro il muro opposto, per poi cadere. Riccardo
apre poi la porta ed entra nello spogliatoio.
*
«Cos'è
tutto questo?» chiedo. «Dove mi trovo?» Domanda stupida. Basta
aprire gli occhi per sapere il dove. Ma voglio tenerli ancora un po'
chiusi, sono curiosa. Non credo di comprendere e non cercherò di
comprendere. Solo il Grande Spirito sa quando sarà tempo di capire.
Sorrido,
mentre ascolto le ultime voci che ho in testa. Mi piace questo stato
confusionale, mentre rifletto. Ma è ora di alzarsi, anche se non mi
sono ripresa del tutto.
Sento
qualcuno. «Howahkan!»
Non
comprendo il mio nome. No, non so cosa voglia dire, non ancora. Apro
gli occhi quando i suoni in testa ancora non sono spariti. Vedo
l'interno della mia tenda e lentamente il Grande Spirito mi da le mie
conoscenze, che si mescolano a quelle nuove della notte.
«Howahkan!
Sono Mahpìya Lùta.» sento fuori dalla tenda. «Se è un momento
inopportuno, torno quando sarai pronta.»
Riconosco
la voce e riesco a comprendere tutto, ma non i nomi. Forse il Grande
Spirito vuole farmi concentrare sui nomi. Mi alzo a sedere. «No, ora
va benissimo.» affermo. «Ripetimi il tuo nome, per favore, e anche
il mio.»
«Sono
il capo pacifico, in passato della guerra, il portavoce della tribù
Oglala Lakota.»
Oglala.
Coloro che stanno in mezzo. Omaglala. Coloro che si disperdono.
D'accordo, ora capisco i nomi.
«E
tu sei una delle nostre tre winkte, l'unica
non ancora sposata, nonché il nostro sciamano.» continua
l'uomo. «Sono Nuvola Rossa. Tu sei Voce Misteriosa.»
Bene.
Faccio l'ultima prova. «Grazie. Che il Grande Spirito sia con te.»
dico. «Ripetimi per favore la prima frase che hai detto.»
Il
portavoce della tribù accetta la mia richiesta. «Voce Misteriosa.
Sono Nuvola Rossa. Se è un momento inopportuno, torno quando sarai
pronta.»
Ottimo.
Apro la tenda e vedo Nuvola Rossa in viso, con la sua penna remigante
d'aquila da un colpo.
«Ben
alzata, Voce Misteriosa.» dice in un sorriso. «Vedo che il Grande
Spirito ti ha parlato ancora.»
«Devo
ancora riflettere su cosa mi ha detto.» confermo, uscendo dalla
tenda. «Se per la nostra tribù va bene, credo che questa sera
dovremmo raccontare delle storie.»
Nuvola
Rossa annuisce. «Sentirò gli altri.» dice. «Quali tradizioni
vorresti ricordare agli altri?»
Mi
stiracchio un po'. «No, non le nostre storie tramandate.» dico. «Ma
una storia inventata.»
Nuvola
Rossa sorride di nuovo. «Voce Misteriosa, noi non inventiamo
storie.»
«Lo
so.» gli confermo. «Forse oggi arriverà qualcuno che ce la
racconterà.»
«Allora
credo che sia già arrivato.» dice.
Lo
fermo prima che vada avanti. «Aspetta un attimo, Nuvola Rossa. Devi
scusarmi, ma il mio pene si sta gonfiando.»
Il
portavoce scoppia in una risata. «Vai, allora, Voce Misteriosa, e
dai alla nostra Terra quello che a te non serve. Io ti aspetterò
qui, se vuoi.»
Mi
allontano da lui per fare i bisogni del mattino.
«Allora,
per cosa mi hai chiamato?» chiedo, quando torno davanti alla mia
tenda.
«Credo
che sia lo stesso motivo per cui il Grande Spirito ti ha parlato.»
risponde, facendo un ceno con la testa all'altra estremità del
nostro campo. «È arrivato un uomo bianco, dice di chiamarsi Richard
Almann, ma che lo possiamo chiamare Richard.»
«Abbiamo
fatto pace coi bianchi.» ricordo.
«Esatto.
Questo sa parlare discretamente la nostra lingua e dice di volerci
conoscere e studiare. Vuole fare parte della tribù, ha detto.»
«I
bianchi hanno strane idee in testa.»
«Sto
cercando di riunire un consiglio per stabilire se questo è uno di
quei bianchi. È la volontà di tutta la tribù capire.» afferma
Nuvola Rossa. «Per ora ho chiamato i cinque anziani e te. Vorrei poi
chiamare anche le altre due winkte.»
«In
pratica tutto il consiglio, con l'aggiunta di noi winkte.»
preciso.
Annuisce.
«Il popolo ha voluto aggiungervi, dopo tutti i conflitti che abbiamo
avuti coi bianchi. E credo che questa scelta sia giusta e che il
Grande Spirito che ti ha parlato sia un buon segno.»
«D'accordo.»
accetto. «Sarò con voi nel consiglio e parleremo, con Richard, il
nuovo uomo bianco.»
«Grazie
per il tuo servizio alla nostra tribù.» Mi mette le mani sulle
spalle e mi bacia le guance. «Ci riuniamo fuori, affinché la tribù
veda, quando il Sole sarà a metà della sua strada.» Indietreggia e
mi saluta. «Il Grande Spirito sia con te. Ora vado a fare richiesta
alle altre due winkte.»
«Che sia anche con te, Nuvola Rossa.»
Entro di nuovo nella tenda per riflettere. Devo concentrarmi sui
nomi? Era questo che mi voleva dire il Grande Spirito?
Howahkan. Nella lingua dell'uomo bianco si dice Voce misteriosa.
Richard. Cosa significa invece Richard?
*
La
stampa sta intervistando una delle sentinelle vicino a
Riccardo, che non vede l'ora di dire la sua.
«Perché
siete qui, davanti alla Biblioteca Comunale della città?» sente
chiedere all'intervistatore.
La
sentinella è una donna bionda, con grossi cerchi dorati come
orecchini. «Siamo qui solo per far vedere la nostra presenza, in
maniera del tutto pacifica.»
Riccardo
inizia ad andare avanti e indietro, vicino alla telecamera della
stampa. “Intervista me.”
pensa. “Non questi pacifisti del cazzo.”
«Ma
già il nome sentinelle,
non individua in voi dei soldati che difendono qualcosa?» rilancia
l'intervistatore.
Riccardo vede come la donna bionda entra in confusione per qualche
attimo. «Noi difendiamo la famiglia cristiana. La classica famiglia
italiana, composta da un padre e una madre e un figlio.»
«Quindi rifiutate il matrimonio tra due persone dello stesso sesso.»
Altra confusione sul viso della donna.
“Sì,
cazzo, sì. Io lo rifiuto. Noi tutti lo rifiutiamo.”
«Non siamo qui contro una legge che ostacola la nostra libertà di
opinione.» risponde invece la donna, in maniera più diplomatica.
«Non voglio essere arrestata perché dico a mio figlio cos'è una
famiglia anormale.»
«Per lei quindi, una famiglia padre-padre-figlio non è normale.»
conclude l'uomo della stampa. «Come definirebbe questo tipo di
famiglia?»
Riccardo
continua a passeggiare avanti e indietro. «Malata.» grida, tanto da
essere sentito dal microfono. La donna bionda sembra quasi
influenzata dalla voce di Riccardo. «Sì, forse malata
è il termine giusto.»
*
Penso
ancora alle voci e alle immagini con cui il Grande Spirito si è
rivolto a me, mentre mi avvicino all'uomo bianco.
L'intero
consiglio sta in prima fila, con la tribù dietro e intorno, mentre
Richard è a qualche metro da tutti gli altri. Siede in ginocchio con
le mani poggiate sulle cosce, in attesa, senza dire una parola.
Arrivo
in prima fila, mi siedo e osservo il viso dell'uomo bianco. I suoi
tratti mi ricordano qualcuno. Forse l'ho visto nei sogni, forse
assomiglia ad altri uomini bianchi che ho visto. Capelli neri,
mascella squadrata e occhi ben aperti. Non sembra avere paura, almeno
il suo volto non ne trasmette. Pare invece che stia analizzando tutto
ciò che vede, forse per curiosità e brama di sapere, forse per
altro. Ma devo considerare anche il segno del Grande Spirito:
l'incontro di letture, anche se devo capire cosa siano.
«Bene.»
afferma Nuvola Rossa. «Ora tutto il consiglio è riunito e tutta la
tribù può vedere e sentire.» Si rivolge poi all'uomo bianco.
«Ripeti a tutti il motivo per cui sei qui, Richard.»
Richard
sorride. «Vorrei conoscere meglio il vostro popolo e le vostre
usanze.» risponde. La sua voce è quasi colorata, piena di
entusiasmo. «Per questo sono qui. Voglio imparare i vostri modi e i
vostri rapporti, in modo da poter poi diffondere la vostra cultura
attraverso i miei mezzi.»
Uno
degli anziani bisbiglia qualcosa nell'orecchio di Nuvola Rossa e
questo annuisce. «Cane Che Non Abbaia vuole sapere quali sono i tuoi
mezzi. Come intendi diffondere la nostra cultura e perché?»
Lo
osservo intensamente in questa fase, ma Richard non si scompone.
Continua a sorridere, mentre risponde. «Io scrivo quelli che da noi
chiamiamo romanzi. Sono dei
testi, dei libri che poi vengono venduti in molti stati. Chi legge
può apprendere nuove conoscenze. Vorrei scrivere una storia su di
voi.»
«Conosciamo
i vostri libri.» afferma Nuvola Rossa.
A
questo punto sono io che mi avvicino a Nuvola Rossa per bisbigliarli
nell'orecchio. «Chiedili se le storie che lui tramanda sono vere o
inventate, per favore. Raccontagli che ho parlato con il Grande
Spirito.»
Nuvola
Rossa annuisce di nuovo e aspetta che io prenda di nuovo il mio
posto. «Sai cos'è uno sciamano, Richard?» chiede infine.
Ancora
sorridente, si limita ad annuire.
«Una
winkte, invece?»
Si fa
un po' più serio. «No, mi dispiace. Ma vorrei saperlo.»
«Quando
sarà il momento.» ribatte Nuvola Rossa. «Per ora ti basta sapere
che il nostro sciamano è una winkte. Lei
ha importanti dialoghi con il Grande Spirito e proprio la notte
scorsa gli ha parlato nel sogno.»
Richard
annuisce di nuovo, questa volta fissandomi.
«Voce
Misteriosa mi ha raccontato cosa ha visto e molte cose per noi sono
incomprensibili, mentre tu potresti comprenderle. Lei chiede se le
storie che tu scrivi sono inventate o se sono storie veramente
avvenute.»
Leggo
sul volto dell'uomo bianco uno stato di confusione. Forse si sta
chiedendo cosa c'entrino le sue storie con il Grande Spirito. Del
resto, lui non conosce il mio sogno.
«Le
mie storie sono inventate.» risponde. «Ma si basano sulla realtà e
la società dalla quale vengo.» Mi sta ancora guardando. E più mi
osserva, più la sua curiosità cresce in lui. Ricambio lo sguardo.
Dopo
quella che sembra essere una breve riflessione, Nuvola Rossa parla di
nuovo. «Quindi le tue storie non sono mai accadute, ma potrebbero
accadere.»
Richard
si fa sfuggire una breve risata. «Esattamente, anche se è difficile
che accada tutto quello che ho scritto.»
«Bene.»
afferma Nuvola Rossa. «Abbiamo stabilito da prima di tenerti come
nostro ospite, se questa sera ci racconterai una delle tue storie. In
seguito, stabiliremmo se potrai essere un oglala, con un nome
sioux. Tu sei d'accordo, Richard?»
«Sì
e vi ringrazio.» risponde. «Racconterò per voi una storia ogni
volta che vorrete.»
«Allora
benvenuto nella nostra tribù.»
Prima
che il consiglio si sciolga, mi alzo di nuovo per bisbigliare
qualcos'altro a Nuvola Rossa. Come sempre, questo annuisce.
«Voce
Misteriosa ti chiede di sciogliere la lingua.» dice poi a Richard.
«Cosa vuoi domandarle?»
L'uomo
bianco è visibilmente sorpreso della mia richiesta. «Mi dispiace se
sono stato inopportuno.»
«Non
lo sei stato.» chiarisce Nuvola Rossa.
«Bene.
Vorrei solo fare una domanda di curiosità, ma che forse potrebbe
offendere Voce Misteriosa. Non conosco le vostre usanze, quindi non
so se porre o meno la domanda.»
Cerco
lo sguardo di Nuvola Rossa e del resto del consiglio. Tutti annuisco
e quindi posso parlare.
«Chiedi
pure, Richard. Se sarà offensiva, saprò che non lo sarà
volutamente.»
Richard
mi osserva e sembra ancora più confuso quando sente la mia voce. Non
riesco a capire cosa si aspettasse. «Chiedo perdono nel caso fosse
offensiva.» dice. «La domanda è questa. Voce Misteriosa è maschio
o femmina?»
Alcuni
della tribù iniziano a ridere della stupidità del bianco. Vedo
altri del popolo che invece hanno paura per la mia reazione, ma
Richard vuole solo capire e ha anticipato che la domanda potrebbe
essere offensiva.
È
Nuvola Rossa a rispondere. «Voce Misteriosa, insieme ad altri due
membri di questo consiglio, è una winkte. Lei
non è né maschio, né femmina e nello stesso tempo sono tutte e due
le cose insieme. Comprendi?»
«Non
proprio, Nuvola Rossa.» risponde Richard. «Scusate se insisto.
Forse la mia domanda corretta era un altra. Ha genitali maschili o
femminili?»
Questa
volta scoppio a ridere, insieme al resto del consiglio.
«Voi
bianchi stabilite se qualcuno è maschio o femmina solo in base ai
genitali.» dice il portavoce, dopo essersi calmato. «Ricordo molti
bianchi che non comprendevano il nostro punto di vista.» Si
schiarisce poi la voce. «Ascolta bene ora, Richard, perché te lo
spiegherò e questo farà parte di una delle cose che tu imparerai
sul nostro modo di vivere.»
Richard
annuisce. «Ascolterò e cercherò di comprendere.»
«Voce
Misteriosa ha genitali maschili, ma ci è nata. Questo non vuol dire
che sia un maschio, Richard. Lei ha il privilegio di scegliere se
fare una vita da donna o una vita da uomo. Le altre due winkte
della nostra tribù sono entrambe sposate, una con un uomo e l'altra
con una donna. Voce Misteriosa, essendo sia maschio sia femmina, può
vedere il mondo da tutti e due punti di vista. È molto rispettata
tra noi e spesso io stesso chiedo a lei consiglio. Lei, e le altre
winkte ovviamente,
è quello che eravamo tutti noi
prima che il Grande Spirito stabilisse il nostro genere, maschile o
femminile.»
«Né
maschio e né femmina ed entrambi allo stesso tempo.» ripete
Richard. «Cercherò di comprendere. Grazie per la spiegazione,
Nuvola Rossa. Ho portato con me oggetti dal mio mondo.» aggiunge.
«Non per influenzare la vostra cultura, ma solo perché altri mi
hanno detto che alcuni di voi possono essere molto curiosi. Se
apprezzate il gesto, sarei contento di condividere queste cose con
voi.»
«Ottimo.»
esclama Nuvola Rossa, alzandosi. «Il consiglio è sciolto. Fai
vedere questi oggetti.»
*
Riccardo
torna a casa sbattendo il libro contro il primo muro. Il padre non
c'è. Come al solito, avrà da fare con i suoi compaesani americani.
La madre, dai rumori dei piatti, sta in cucina.
«Riccardo,
sei tu?» grida.
«Sì,
tranquilla.» risponde, raccogliendo di nuovo il libro che ha fatto
finta di leggere durante l'incontro con le sentinelle. Il
pensiero lo riporta a quel maledetto intervistatore che non ha voluto
concedergli la parola per esprimere tutta la sua rabbia. Lancia di
nuovo il libro, che va a finire contro il mobile del soggiorno.
«Riccardo!»
esclama la madre, raggiungendolo. «Ma cosa diavolo stai facendo?»
Vede il libro e si accinge a raccoglierlo. «Uh!» cambia poi tono,
quando vede la copertina del volume. «Hai ancora questo libro. Da
piccolo te ne leggevo sempre qualche pagina. Lo sai chi l'ha
scritto?»
Riccardo
si affloscia sbuffando sul divano. «No, ho preso il primo che mi è
capitato nella libreria di papà.» dice. Dopo qualche istante a
cercare il telecomando, accende la tv.
La
madre lo raggiunge sul divano. «Ah, allora è tuo padre che l'ha
tenuto. A cosa ti serviva?»
Riccardo
cambia tre o quattro canali prima di rispondere. «Non a molto. Ho
fatto solo finta di leggere a un incontro di letture.»
Sul
viso della madre appare l'incomprensione. «Come hai fatto a far
finta di leggere, senza che gli altri non se ne accorgano? Non ti
hanno sentito?»
«Ma
no.» risponde. «Era una lettura in silenzio. In pochi hanno
veramente letto.»
I
dubbi di prima scompaiono e il volto della madre si fa più duro.
«Sei stato a fare la sentinella?» Nonostante il tono
interrogativo, quella non sembra affatto una domanda, ma un
rimprovero. «Riccardo, da quando hai capito cos'è il sesso, tu sei
sempre stato omofobo. Colpa di tutti i tuoi amici.»
Riccardo
sbuffa per la seconda volta. «Mica sono omofobo.»
«Hai
appena manifestato contro i diritti di tutti i gay.» dice la madre,
anche se con un tono più morbido. «Come la chiami questa, se non
omofobia?»
«Omofobia
vuol dire avere paura degli omosessuali.» spiega Riccardo. «E io
non ho paura di loro. Solo, non mi piacciono.»
La
madre scoppia in una grande risata e gli lancia il libro tra le
braccia. «Tieni. Leggi questo, e leggilo veramente.» dice. «L'ha
scritto il tuo bisnonno, quando non sognava ancora di avere dei figli
e nemmeno immaginava che uno di questi si sarebbe trasferito in
Italia. Il tuo nome lo prendi da lui.»
Riccardo
smette di stressare la tv col telecomando, prende il libro e osserva
la copertina. «Questo non me lo hai mai detto.» dice.
La
madre si alza e si dirige di nuovo verso la cucina. «Tuo padre ti
avrebbe raccontato tutto prima o poi. Voleva farti un lungo discorso
sulle sue origini. Sto ancora aspettando quel momento.»
La
copertina del libro non porta alcun titolo o autore. Solo un disegno
a schizzo di una piuma che sembra in eterna caduta. Aprendo, Riccardo
riconosce altri schizzi già visti da bambino. Solo molte pagine più
in avanti trova il titolo dell'opera e il nome dell'autore. Voce
Misteriosa di Richard Almann.
Se non fosse per il nome italianizzato, suo bisnonno si chiamava
proprio come lui. Riccardo Almann.
*
Osservo
Colui Che Narra mentre balla insieme agli altri, a pochi passi dal
fuoco. Sembra felice, nonostante non indossi più gli indumenti a cui
all'inizio sembrava tenerci tanto. Non ha ancora nessun colpo
addosso e agli occhi di molti
non ha grande valore, ma credo che quasi tutti lo rispettino come uno
di noi. Ha imparato
molto su di noi da quando è qui – lui dice che sono otto mesi, ma
solo nei sogni comprendo cosa significhi – e solo dopo tutto questo
tempo, il Grande Spirito mi ha parlato di lui ancora una volta.
Mi allontano dal fuoco e chiedo a Nuvola Rossa di raggiungermi. Ci
sediamo molti passi più distanti.
«Il Grande Spirito mi ha parlato di Richard, l'ultima notte, dopo
che sono stata con lui.» dico, senza giri di parole.
Nuvola Rossa sorride. «Voce Misteriosa, non sapevo fossi attratta da
Colui Che Narra.»
«È un buon amante.» ammetto. «Ma non so come se la caverebbe con
i genitali femminili. So che molte delle nostre donne sono attratte
da lui.»
«Vero.» conferma lui. «Molte sarebbero disposte a sposarlo, se
fosse uno di noi.»
«Proprio per questo ti voglio parlare ora. Domani tu e gli anziani
dovete sentire il popolo e poi decidere se può fare la Danza del
Sole.»
Nuvola Rossa annuisce. «Non so se sia pronto, ma quasi tutta la
tribù è a favore della sua Danza del Sole. Se entro domani il
popolo non cambia idea, allora sarà comunque dei nostri.»
«Bene.» Sospiro. «Ottimo.»
«Cosa ti ha detto il Grande Spirito?»
Ci rifletto un secondo. «Credo che mi abbia rivelato parte del
futuro. Ho visto il libro che Colui Che Narra scriverà su di noi.
C'erano i disegni della nostra tribù e si chiamava come me. Era
firmato con il nome con cui l'abbiamo conosciuto.»
Anche Nuvola Rossa sembra riflettere. «Ed è un buon libro?»
«Buono, sì. Ho visto uno dei suoi discendenti, in un'altra epoca e
un'altra Terra. Un'epoca marcia, a mio avviso. C'era odio in molta
gente verso gli uomini che amano altri uomini, o donne che amano
altre donne. Lo studio della nostra cultura potrebbe forse mettere in
pace molte anime arrabbiate.»
«Il Grande Spirito vuole una buona cosa.» afferma Nuvola Rossa.
«C'è dell'altro.» dico. «Dopo essere stata con lui, ho sentito
avvicinarmi al Grande Spirito, prima di parlarmi in sogno.»
Il portavoce fa una faccia perplessa. «Cosa intendi dire, Voce
Misteriosa? Ci stai per lasciare?»
Annuisco. «Credo di sì. Per questo è importante che il messaggio
del Grande Spirito arrivi al popolo, domani, quando deciderà il
destino di Colui Che Narra.»
«Ma perché?» chiede Nuvola Rossa. C'è un grande dispiacere in
lui, lo sento.
Lo guardo sorridente e infine sorride anche lui.
«Non comprenderei, vero?»
«No.» Lo abbraccio, lo tengo per le spalle e lo bacio sulle guance.
«Domani sarà il mio ultimo giorno qui, ma tu avrai da fare, perciò
ti saluto adesso.»
Nuvola Rossa sospira. «Addio, Voce Misteriosa. Grazie per il tuo
contributo verso il popolo.»
«Addio, Nuvola Rossa. E continua a servire il popolo.»
Mi alzo e mi dirigo verso la mia tenda.
*
Riccardo
chiude il libro, dopo aver letto l'ultima pagina e scende dal tapis
roulan. Non sa se le sue idee sono cambiate, eppure... “Credo
di sentirmi in colpa.”
ammette, vedendo tutti gli altri tapis roulan vuoti. Non ha più
visto Enrico in quella palestra, da quando si è scontrato con lui.
Fa la doccia ed esce dalla palestra. Sta per entrare in macchina,
quando dall'altra parte della strada vede proprio il biondo a cui
stava pensando. Lo osserva per un secondo, mentre si sta guardando
intorno con affare nervoso. Ogni tanto controlla l'orologio al polso.
Non ci scommetterebbe, ma Riccardo crede di sapere cosa sta
aspettando Enrico. Sta aspettando che lui esca dalla palestra, per
poterci entrare.
Decide di chiamarlo. «Ehi, Enrico!»
Il ragazzo cerca la sua voce e appena lo vede, scappa a gambe levate.
«No.» urla Riccardo. «Aspetta. Non voglio...» Lascia la frase in
sospeso e si precipita a inseguirlo. «Enrico.» urla. Attraversa la
strada di corsa.
A grande velocità, una macchina interrompe il suo tragitto. Riccardo
cade e struscia sull'asfalto per metri. L'ultima immagine che ha in
testa è quella di Enrico e del libro che voleva regalargli.
*
Tutto il popolo ha da fare. Uno a uno aspetta la visita del portavoce
per dire la sua su Colui Che Narra. So che non passerà da me, perciò
mi preparo al mio addio.
In
un lato della tenda ho alcuni degli oggetti di Richard. Prendo quello
che lui chiama specchio e
apro la tenda, per potermi vedere dentro. Lo osservo intensamente e
fisso uno a uno tutti i miei tratti del viso.
L'immagine davanti a me mi piace, sono bella. Sorrido e dico addio al
mio corpo.
Lo specchio si trasforma lentamente. Spariscono i gioielli ai lobi e
al collo, spariscono i miei capelli lunghi. I piccoli dipinti sulla
faccia si dissolvono e lo sfondo dietro della mia tenda si trasforma
in pareti bianche.
«Svegliati.» sussurro all'immagine. «Svegliati, Riccardo.»
*
«Svegliati.» sente sussurrare.
«Cosa?» chiede, rendendosi conto che parlare gli provoca dolore.
«Oddio!» sente ora la voce della madre. «Santo cielo.»
Riccardo apre lentamente gli occhi e la vede che si precipita a
spingere il pulsante d'emergenza. «Infermiera!» urla. «Mio figlio
ha parlato!»
«Sono...» Sbatte più volte gli occhi. «Sono in ospedale?»
Qualcuno gli salta addosso per abbracciarlo. Riesce a capire che si
tratta del padre solo dal timbro vocale. «Riccardo.» dice. «Non ci
credo. Riccardo, sei sveglio!»
«Papà?» chiede confuso. «Cosa ci fai qui?» Si alza a sedere, non
preoccupandosi del dolore. «Cosa ci faccio io qui? Cos'è successo?»
Entra l'infermiera e si stampa sul viso un sorriso smagliante. «Ben
alzato, Riccardo. Com'è stato il coma?»
«Coma?» chiede lui. «Dov'è la mia tribù?»
Il padre scoppia a ridere. Non mancano le lacrime ai suoi occhi. «Hai
letto quel libro.» dice. «Te l'hanno trovato praticamente addosso.
Credo che il romanzo ti sia rimasto impresso nella memoria.»
«Qual'è l'ultima cosa che ti ricordi, Riccardo?» chiede
l'infermiera.
Sta per rispondere La mia tenda quando nuovi ricordi gli
invadono la testa. «Stavo... Stavo attraversando di corsa la
strada...»
«Bene. Nessun dato perso.» L'infermiera fa i suoi esami di routine
prima di andarsene.
La famiglia rimane sola.
«Papà.» chiama Riccardo dopo una breve riflessione. «Credo che il
Grande Spirito mi abbia parlato.»
Il padre sorride. «Lo spero per te, figliolo.»
«No,
sul serio. Facevo parte di una tribù, ho parlato con Nuvola Rossa!»
esclama. «Ed ero una winkte!»
Il padre questa volta scoppia a ridere. «Ti piacerebbe, figliolo.»
dice. «Piacerebbe a molti.»
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